Una delle progettazioni grafiche più interessanti che ho realizzato di recente e del cui risultato sono molto soddisfatta è l’etichetta per il nuovo vino prodotto dall’Azienda Agricola Vultaggio di Guarrato (Misiliscemi – TP) e che è oggi possibile degustare presso l’Agriturismo legato all’azienda. Si tratta di un grillo in purezza, coltivato in un vigneto di 80 anni, fermentato in botte di legno e invecchiato per 9 mesi come si faceva una volta. In questa occasione ho sviluppato la mia creatività per Peppe e Giovanna che, oltre ad essere fra alcuni dei miei clienti di lunga data, sono anche dei cari amici. Insieme abbiamo pensato al nome da dare al vino e siamo approdati immediatamente a La vigna di Vito, un nome che parla di storia perché Vito era il nonno di Giovanna che ottant’anni fa per primo piantò il vigneto dal quale oggi viene prodotto questo vino e al cui ricordo si è anche voluto rendere omaggio.
La richiesta dei miei clienti era quella di realizzare un’etichetta che puntasse principalmente sul concetto di innovazione. Come primo step abbiamo visionato insieme tante bottiglie – importanti e meno – presenti presso la cantina dell’agriturismo, così abbiamo dato uno sguardo a cosa propongono gli altri in generale e insieme abbiamo fatto delle considerazioni in merito alle scelte che tante case vinicole fanno in ambito di comunicazione. Abbiamo appurato che molte etichette puntano all’innovazione, altre non si allontanano dalla classicità seppur si tratti di produzioni recenti, diverse si distinguono per contemporaneità e realizzazioni di pregio puntando su carte particolari, verniciature UV, elementi in rilievo e quant’altro per dare “importanza” al proprio vino. Molte etichette sfruttano l’eleganza dell’oro e dell’argento, ma a mio parere non sempre il risultato estetico è da considerarsi al pari dell’investimento che viene fatto, perché se alle spalle non c’è un progetto interessante e di gusto nessun “metallo prezioso” potrà avere la capacità di abbellire abbastanza quella bottiglia e permetterle di distinguersi dalla massa. Certo, almeno che non si parli di un prodotto di eccellenza o dalle caratteristiche e qualità uniche, per cui in quel caso un’etichetta “brutta” può anche passare in secondo piano.
Per La vigna di Vito ho cercato di individuare una soluzione che non avesse necessariamente bisogno di realizzazioni particolari e molto costose per ottenere un buon e bell’effetto estetico. Volevo creare una grafica che non richiamasse in modo banale e scontato l’idea che si trattasse di un antico vigneto. Ciò che desideravo era arrivare ad un risultato elegante, qualcosa che rimandasse agli odori e agli aromi del vino, proponendo dunque un’etichetta che facesse quasi pensare a una bottiglia di profumo.
In una fase di studio iniziale, osservando alcune fotografie raffiguranti i grappoli d’uva, ho focalizzato l’attenzione sulle bellissime foglie di vite la cui meravigliosa texture è generata dalle tante nervature e venature presenti sulla superficie. La mia idea si è sviluppata pensando alla funzione di queste nervature che hanno il compito di tenere le foglie in vita, garantendo loro apporto d’acqua, anidride carbonica, robustezza e anche la capacità di mantenere la forma allargata e aperta. Un concetto che ho voluto utilizzare come base per la mia proposta e per dare un “senso” a ciò che stava dietro alla mia scelta: quelle nervature erano l’anima che ha mantenuto in vita quel vigneto dopo 80 anni.
Come ben sappiamo esistono tantissimi stili artistici per poter raffigurare acini d’uva e foglie di vite, ovviamente l’effetto visivo varia moltissimo proprio in base a quello usato, così come possiamo chiaramente vedere dagli esempi. Lo stile che ho scelto è stato quello della line art con il quale ho ridisegnato in vettoriale un particolare delle venature e così dopo svariate prove grafiche sono giunta alle dimensioni e al posizionamento più equilibrato all’interno dello spazio verticale che avevo a disposizione. La scelta cromatica globale è stata fatta dopo una lunga valutazione e comparazione di differenti variazioni e accoppiate di colori, infine, fra tutte si è optato per quella che mostra il bianco puro di fondo sul quale si sviluppa il disegno delle nervature in un’ocra tendente al verde che rimanda alle sfumature del vino, alla tonalità cromatiche delle foglie e in qualche modo simula l’oro. L’inserimento del nero è invece stato scelto come base per far risaltare il nome del vino scritto in bianco con un carattere bastoni molto delicato e per definire il logo.
Ritengo il risultato finale di questa etichetta molto soddisfacente, un lavoro le cui caratteristiche sono certamente l’essenzialità, la linearità, la leggerezza e l’eleganza che mi ero prefissata in fase iniziale. Se ciò che principalmente conta nella comunicazione visiva è cercare di studiare e trovare il modo migliore per permettere agli elementi ritenuti importanti di risaltare ottenendo una grafica gradevole ed equilibrata, credo che l’obiettivo sia stato raggiunto e per questa ragione sono certa di poter annoverare questo tra i progetti che più amo fra quelli che ho realizzato. Prosit!